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Sotto il suolo della Mosella giace il più grande giacimento di idrogeno bianco mai scoperto. Una fonte naturale di energia pulita che può stravolgere il mercato globale.

Quante volte la fortuna ha giocato un ruolo decisivo nelle grandi scoperte scientifiche? Da Fleming con la penicillina a Röntgen con i raggi X, la storia della scienza è costellata di fortunate casualità. L’ultima di queste serendipità arriva dalla Francia, precisamente da Folschviller, nella regione della Mosella. Qui, mentre cercavano banali depositi di metano, gli scienziati del laboratorio GeoRessources e del CNRS hanno trovato qualcosa di ben più prezioso: idrogeno bianco.

Per essere precisi, il più grande giacimento naturale mai scoperto: 46 milioni di tonnellate, per un valore stimato di 92 miliardi di dollari. Un tesoro energetico che promette di scardinare le attuali gerarchie nel mercato dell’energia pulita, perfino di ridisegnare le strategie globali di decarbonizzazione.

Idrogeno biancohttps://www.futuroprossimo.it/wp-content/uploads/2025/03/1000078609-300x226.png 300w, L’impianto per il monitoraggio dei livelli di gas sotterranei, in grado di effettuare misurazioni a grande profondità.

Idrogeno bianco, un tesoro inaspettato

Non è solo la quantità a rendere questa scoperta rivoluzionaria, ma la sua stessa natura. L’idrogeno bianco (o naturale) è un tipo di idrogeno che si forma spontaneamente nel sottosuolo, senza necessità di processi industriali per produrlo. A differenza dell’idrogeno verde (prodotto con energia rinnovabile) o grigio (derivato da combustibili fossili), l’idrogeno bianco è già pronto per l’uso.

Pensate alle implicazioni: mentre l’industria energetica spendeva miliardi per produrre idrogeno “pulito”, la natura aveva già preparato questa risorsa, nascosta sotto i nostri piedi. È come cercare disperatamente di fabbricare un materiale costoso, per poi scoprire una miniera naturale dello stesso materiale nel proprio giardino.

Il Dr. Jacques Pironon, uno degli scienziati coinvolti nella ricerca, ha evidenziato l’importanza della scoperta:

“La nostra ricerca suggerisce che l’idrogeno naturale potrebbe essere molto più abbondante di quanto si pensasse in precedenza. Se riusciamo a trovare modi efficienti per estrarlo e utilizzarlo, potremmo avere un potente nuovo strumento nella lotta contro il cambiamento climatico.”

Il paradosso dell’industria dell’idrogeno

Per anni, l’industria dell’idrogeno ha affrontato due grandi problemi: il costo elevato dell’idrogeno verde e l’inquinamento causato dall’idrogeno grigio. L’idrogeno bianco offre una soluzione ad entrambi. Poiché esiste già sottoterra, non richiede processi energivori come l’elettrolisi, né dipende dai combustibili fossili.

Pensate a quanto è assurdo: abbiamo speso anni a perfezionare tecnologie complesse per produrre qualcosa che, a quanto pare, esisteva già in natura. È come se avessimo investito miliardi nella creazione di acqua sintetica, ignorando l’esistenza degli oceani.

La Lorena, regione storicamente nota per le sue industrie del carbone e dell’acciaio, ora si trova al centro di una svolta energetica. Ironia della sorte: proprio dove si estraeva il carbone, combustibile simbolo dell’inquinamento, ora si scoprono immense risorse di energia pulita. Un cambio di paradigma che ha qualcosa di poetico.

Da scoperta casuale a rivoluzione globale

La scoperta è avvenuta mentre i ricercatori stavano cercando metano. Invece, a una profondità di 1.250 metri, hanno trovato un enorme deposito di idrogeno bianco. L’ho detto: serendipità nella sua forma più pura.

Mi affascina pensare a quante altre risorse simili potrebbero giacere sotto i nostri piedi, in attesa di essere scoperte. Se simili giacimenti di idrogeno esistono altrove, potremmo trovarci all’inizio di un cambiamento radicale nella produzione energetica mondiale.

Paesi che prima dipendevano da costose tecnologie per la produzione di idrogeno potrebbero improvvisamente trovarsi con una fornitura naturale di questo combustibile pulito. Un altro chiodo sulla bara del petrolio (che morte lunga).

Idrogeno bianco

 

 

Una vista ravvicinata dall’alto della sonda in posizione prima di essere calata nel foro di trivellazione. Il dispositivo di monitoraggio che ha portato alla scoperta è stato miniaturizzato per adattarsi a un pozzo di 6 cm di diametro.

Idrogeno, il futuro è bianco (e francese?)

Se gestito correttamente, il giacimento di idrogeno della Mosella potrebbe creare migliaia di posti di lavoro, rilanciare l’economia locale e posizionare la Francia come protagonista nella transizione energetica europea. Mi sembra già di vedere l’inizio di una nuova corsa all’oro, con geologi di tutto il mondo che iniziano a cercare giacimenti simili nei propri territori.

Pironon ha sottolineato l’importanza di ulteriori ricerche: “Dobbiamo capire il pieno potenziale di questi serbatoi di idrogeno e sviluppare metodi sicuri ed efficienti per estrarli.” Non è solo questione di trovare questa risorsa, ma di saperla gestire in modo sostenibile.

Forse, tra qualche decennio, guarderemo a questa scoperta casuale come al momento in cui abbiamo iniziato a liberarci davvero dalla dipendenza dai combustibili fossili. Non male per qualcuno che stava cercando metano, no?

Gianluca Riccio, direttore creativo di Melancia adv, copywriter e giornalista. Fa parte di Italian Institute for the Future, World Future Society e H+. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it , la risorsa italiana di Futurologia. È partner di Forwardto - Studi e competenze per scenari futuri.

La fusione controllata potrebbe rappresentare una componente fondamentale della produzione di energia elettrica e della cattura e sequestro dell'anidride carbonica atmosferica, che questa produzione renderebbe possibile nella seconda metà del XXI secolo . La Cina contribuisce alla padronanza della fusione con Iter, ma anche in modo complementare con il suo tokamak East, che ha appena battuto un record mondiale di durata operativa.

È noto da tempo che la temperatura al centro del Sole si aggira intorno ai 15 milioni di gradi. Ciò non richiedeva alcuna conoscenza di fisica nucleare e, in effetti, chiunque al primo anno di un corso di laurea in fisica può fare un calcolo veloce utilizzando la teoria cinetica di base dei gas nella meccanica classica e giungere a questa conclusione (si tratta di una semplice applicazione del cosiddetto teorema del viriale).

Ma se vogliamo riprodurre sulla Terra le reazioni di fusione reazioni termonucleari autosostenute, l'innesco di queste reazioni richiede il raggiungimento di circa 150 milioni di gradi perché la densità della miscela di nuclei necessaria per queste reazioni è molto più bassa. Inutile dire che nessuno materiale non poteva resistere a lungo a quella temperatura. Ecco perché, da oltre 50 anni, ingegneri efisicilavorare su fusione controllata, nella speranza di avere una fonte di energia abbondante e decarbonizzata, quasi senza rifiuti radioattivi ed economico, poiché utilizza campi magnetici per confinare il plasma iper-caldo, cugino di quello del Sole.

Presentazione del progetto Iter per la fusione nucleare controllata.

La strada più promettente per il successo sembra essere quella intrapresa molto tempo fa dai ricercatori russi con i cosiddetti tokamak. Non c'è dubbio che se i grandi fisici russi Igor Tamm e Andrej Sacharov, i primi a proporre il concetto di tokamak, sarebbero stati vincitori del premio “Vyzov” .

Un plasma confinato stabilmente per 1.066 secondi!

Non solo dobbiamo raggiungere temperature molto elevate, ma dobbiamo anche mantenere le reazioni di fusione per un tempo sufficientemente lungo, il che richiede di risolvere problemi di stabilità del plasma per evitare l'equivalente delle eruzioni solari e anche di produrre più energia di quanta ne sia necessaria complessivamente per innescare le reazioni di fusione, cosa che non siamo ancora in grado di fare nemmeno con la fusione inerziale, contrariamente a quanto potremmo credere .

I grandi tokamak sembrano essere la soluzione ed è questo che pensiamo di poter dimostrare con il progetto Iter, descritto nel video qui sopra. Si tratta di uno sforzo internazionale che si basa anche su progetti di ricerca complementari ma non indipendenti di diversi membri del progetto Iter.

Gli europei, ad esempio, continuano a sperimentare il leggendario JET , mentre i cinesi stanno sviluppando in particolare il "  tokamak ".superconduttore sperimentale avanzato  ”, noto come Est – per Experimental Advanced Superconducting Tokamak .

Gli ingegneri cinesi hanno annunciato di aver ulteriormente posticipato i limiti mondiali per il tempo di confinamento, secondo la famosa modalità H comune al reattore Iter, raggiungendo i 1.066 secondi, vale a dire quasi 18 minuti!

Presentazione della fusione con confinamento magnetico in un tokamak. © CEA, DR

Tokamak, ovvero il Sole in una scatola magnetica

Il primo tokamak al mondo fu la macchina russa T1 presso l'Istituto Kurchatov di Mosca (nella foto). I suoi successori hanno permesso di compiere notevoli progressi nella conoscenza e nel controllo della stabilità del plasma.

Lo sapevate?

Ricordiamo che il plasma è spesso definito il quarto stato della materia. Si forma in particolare quando un gas è così caldo che i suoi atomi perdono uno o addirittura tutti i loro elettroni. Si tratta quindi di una miscela di ioni ed elettroni liberi, ma che non è più un gas, come quello che dà origine all'aurora boreale . In effetti, si può addirittura affermare che la maggior parte della materia normale nell'Universo si trova allo stato di plasma, sia nelle stelle che nel mezzo interstellare, in cui sta attualmente viaggiando la sonda Voyager 1 .

Per produrre energia da fusione con il plasma nei laboratori terrestri, la sua temperatura deve essere molto elevata, molto più alta di quella della superficie del Sole o del centro della Terra, le cui temperature si aggirano intorno ai 6.000 K. Inutile dire che tale plasma non può essere conservato come l'aria compressa in una bottiglia, perché nessun materiale potrebbe resistere a temperature ben superiori a un milione di gradi. Già negli anni '50, i fisici cominciarono a considerare questo problema partendo da un'idea: confinare le particelle di plasma cariche mediante campi magnetici, il che consentiva di limitare le interazioni tra il plasma e la parete del contenitore. Ciò spinse i grandi fisici russi Igor Tamm e Andrej Sacharov a proporre il concetto di tokamak , acronimo russo per  camera toroidale con bobine magnetiche.

Il primo risultato importante fu ottenuto nel 1968, sempre da ricercatori russi, i quali dimostrarono che era possibile controllare alcune instabilità del plasma che fino ad allora avevano bloccato la via della fusione controllata dal confinamento magnetico. Dagli anni '60 al 1985, la fisica del plasma e la tecnologia nei tokamak hanno compiuto progressi tali da consentire il raggiungimento di confinamenti magnetici stabili. Controllare in una certa misura la stabilità del plasma è una cosa, ma resta il problema di mantenere il confinamento sufficientemente a lungo e in condizioni tali da poter ricavare da questa reazione di fusione più energia di quanta ne fosse stata spesa per avviarla. Da allora questo è stato l'obiettivo principale delle ricerche condotte in tutto il mondo.

Mentre da piu' parti si rileva come non vi siano novità significative sul fronte degi SMR e della FUSIONE NUCLEARE come si può evitare (come per i pannelli fotovoltaici e le batterie) di diventare terreno di conquista per i cinesi, ormai piu' avatnti nel progetto di realizzare SMR per il mercato mondiale?

Negli ultimi mesi, sia nel campo dei reattori nucleari modulari di piccola taglia (SMR) che in quello della fusione nucleare, sono stati compiuti progressi significativi.​

Reattori Nucleari Modulari di Piccola Taglia (SMR)

  • Partnership tra Siemens Energy e Rolls-Royce: A febbraio 2025, Siemens Energy ha annunciato una collaborazione con Rolls-Royce SMR per fornire turbine a vapore, generatori e sistemi ausiliari per le future centrali nucleari modulari di Rolls-Royce. Questa partnership mira a rendere più rapida ed economica la realizzazione di impianti nucleari di piccola taglia. ​Reuters
  • Iniziativa di Bill Gates in Spagna: Il magnate tecnologico Bill Gates ha scelto la Spagna, in particolare l'azienda ENSA con sede a Maliaño, Cantabria, per la produzione di componenti essenziali per i suoi progetti di SMR. Questa decisione sottolinea l'importanza crescente degli SMR nel panorama energetico globale. ​HuffPost España
  • Progetto in Argentina: Il governo argentino ha avviato una collaborazione con investitori statunitensi per espandere il settore dell'energia nucleare utilizzando la tecnologia SMR. L'obiettivo è costruire una centrale SMR da 1,2 GW nella regione di Buenos Aires entro il 2030, posizionando l'Argentina come esportatore di tecnologia SMR. ​Financial Times
  • Semplificazione normativa nel Regno Unito: Il governo britannico ha annunciato una riforma nel settore nucleare per accelerare la costruzione di piccoli reattori modulari, facilitando così l'adozione degli SMR nel paese. ​HuffPost España+2HDBlog+2Energia Italia+2

Fusione Nucleare

  • Proxima Fusion e il Max Planck Institute: Una startup guidata dall'italiano Francesco Sciortino, in collaborazione con il Max Planck Institute di fisica del plasma, ha progettato una centrale a fusione nucleare con l'obiettivo di renderla operativa entro il 2031. Questo progetto rappresenta un passo significativo verso l'ottenimento di energia pulita e sostenibile. ​Wired Italy+1Elettrico Magazine+1
  • Collaborazione tra Eni e l'Authority per l'Energia Atomica del Regno Unito: A marzo 2025, Eni ha siglato un accordo con l'ente britannico per l'energia atomica per avanzare nella ricerca sulla fusione nucleare, evidenziando l'impegno dell'Italia in questo settore. ​Argomenti
  • Progressi di Commonwealth Fusion Systems: La società, in collaborazione con il Plasma Science and Fusion Center del MIT, sta sviluppando il tokamak SPARC, con l'obiettivo di dimostrare la fattibilità della fusione nucleare come fonte di energia pulita. ​Wikipedia+3Wikipedia+3Elettrico Magazine+3

Questi sviluppi evidenziano un crescente interesse e investimento nelle tecnologie nucleari avanzate, sia per quanto riguarda gli SMR che la fusione nucleare, con l'obiettivo di fornire soluzioni energetiche sostenibili per il futuro.​

​L'Italia sta intraprendendo passi significativi verso l'integrazione di tecnologie nucleari avanzate, sia attraverso lo sviluppo di piccoli reattori modulari (SMR) che mediante la ricerca sulla fusione nucleare.​

Reattori Nucleari Modulari di Piccola Taglia (SMR)

  • Iniziative Governative: Il governo italiano ha adottato una legge per il ritorno all'energia nucleare, quasi 40 anni dopo il referendum del 1987 che ne sancì l'abbandono. Questo provvedimento mira a integrare i reattori modulari avanzati nel mix energetico nazionale, con l'obiettivo di decarbonizzare le industrie più inquinanti e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. ​Reuters+2Reuters+2Reuters+2
  • Collaborazioni Industriali: Aziende italiane come Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo stanno negoziando la creazione di una società statale per la costruzione di reattori nucleari avanzati. Inoltre, l'Italia è in trattative con partner internazionali, tra cui la statunitense Westinghouse e la francese EDF, per lo sviluppo di SMR sul territorio nazionale. ​Reuters+1Reuters+1
  • Progetti Innovativi: La startup italiana Newcleo, fondata dal fisico Stefano Buono, è stata selezionata dalla Commissione Europea per lo sviluppo di reattori modulari raffreddati al piombo che utilizzano scorie nucleari come combustibile. Questo progetto rappresenta un passo avanti nella gestione sostenibile dei rifiuti nucleari. ​Formiche+3Reuters+3Wired Italy+3

Fusione Nucleare

  • Divertor Tokamak Test (DTT): Presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati è in fase di costruzione il reattore sperimentale DTT, con un investimento di circa 500 milioni di euro. Questo impianto, previsto dalla Road Map europea, è finalizzato a testare soluzioni per la gestione del calore nei futuri reattori a fusione. ​Wikipedia+2Elettrico Magazine+2Ministero Infrastrutture e Trasporti+2
  • Consorzio RFX: A Padova, il Consorzio RFX è impegnato nello sviluppo di tecnologie per la fusione termonucleare controllata. In collaborazione con il progetto internazionale ITER, il consorzio sta lavorando su prototipi di iniettori di particelle neutre per il riscaldamento del plasma nei reattori Tokamak. ​Wikipedia

L'infrastruttura delle autostrade offre talvolta buone condizioni per l'utilizzo di aree destinate alla produzione di energia solare, tra cui protezione dal vento e dal rumore. Un tratto di autostrada nei pressi della miniera di lignite a cielo aperto di Garzweiler potrebbe rivelarsi molto adatto a questo scopo.

17 gennaio 2025 – Un tratto di autostrada nei pressi della miniera di lignite a cielo aperto di Garzweiler potrebbe essere un progetto faro idoneo per una cosiddetta autostrada solare nel Nord Reno-Vestfalia. La società di consulenza Drees & Sommer SE, specializzata nei settori edilizia, immobiliare e infrastrutture, ha presentato uno studio di fattibilità per l'associazione di scopo Landfolge Garzweiler su come realizzare un'interazione tra infrastrutture di trasporto e produzione di energia che ne favorisca l'accettazione.

Vento e sole al posto del carbone

Gli sviluppatori del progetto affermano che la transizione energetica nella regione della Renania è tangibile: turbine eoliche e moduli solari sostituiranno la lignite dannosa per il clima, la cui estrazione ha lasciato grandi buchi nel paesaggio negli ultimi decenni. Se il cambiamento strutturale avrà successo, potrebbe liberare una grande forza innovativa, ben oltre la Renania Settentrionale-Vestfalia. "Nella Germania densamente popolata, i progetti infrastrutturali incontrano resistenze", afferma Volker Mielchen, amministratore delegato dell'associazione Garzweiler Landfolge. “Le iniziative dei cittadini protestano contro i parchi eolici o la costruzione di linee elettriche, e c’è una vera e propria battaglia sull’uso futuro di molte aree.”

Buona soluzione per la battaglia per lo spazio

L'associazione, fondata nel 2017, ha proposto una soluzione per l'era post-produzione di energia dalla lignite, con il Renewable Energy Innovation Park pianificato in loco: le autostrade solari. La promessa: per ottenere l'energia solare desiderata, non bisogna sacrificare solo lo spazio limitato sul tetto o il prato verde. Invece, vengono conciliate le rivendicazioni contrastanti per l'uso. “I tracciati e le infrastrutture delle autostrade offrono talvolta buone condizioni per utilizzare aree precedentemente inutilizzate per la produzione di energie rinnovabili basate sull'energia solare. "Ciò può creare sinergie per la protezione dal vento e dal rumore", afferma Mielchen.

Per questo motivo, nell'ambito di un sottoprogetto nell'ambito del progetto di cambiamento strutturale Innovation Park Renewable Energies, sono previsti impianti solari sugli argini lungo l'autostrada A44n e sulle barriere antirumore sulla A46. I moduli fotovoltaici possono essere montati anche su una parete frangivento, in questo caso verticalmente.

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Parete fonoassorbente ad arco con impianto solare su strada

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Isolamento acustico solare per quartiere urbano di Vienna

Nella capitale austriaca Vienna è stato completato un impianto fotovoltaico da 420 kilowatt che combina la produzione di energia con l'isolamento acustico. Fa parte del più grande progetto di riqualificazione del centro città.

Lo studio di Drees & Sommer sottolinea la fattibilità tecnica ed economica

In uno studio di fattibilità completato nell'agosto 2024, Drees & Sommer hanno esaminato se il progetto da 24 megawatt sul percorso di 30 chilometri sia realizzabile dal punto di vista legale, tecnico ed economico. Gli esperti hanno analizzato, tra le altre cose, questioni relative alla selezione della tecnologia, alla fattibilità e alla redditività, nonché ai possibili modelli operativi e agli orizzonti temporali richiesti.

"La nostra ricerca ha dimostrato il grande potenziale delle autostrade solari per lo sviluppo di infrastrutture sostenibili", afferma Alexander Vorkoeper, consulente senior presso Drees & Sommer. Naturalmente, afferma Vorkoeper, non tutti i tratti di autostrada sono di per sé adatti alla produzione di energia solare. Similmente ai progetti open space, è necessario pianificare i sistemi, stabilire i collegamenti alla rete, richiedere i permessi e così via. Ma: il know-how c'è, il concetto dell'autostrada solare di Garzweiler può essere esteso a tutto il Paese. "Con 13.200 chilometri, la Germania ha la quarta rete autostradale più lunga al mondo", sottolinea l'ingegnere industriale Vorkoeper.

L'istituto Fraunhofer per i sistemi di energia solare ISE calcola che il cinque percento del territorio tedesco è utilizzato per vie di trasporto, tra cui non solo autostrade, ma anche parcheggi e barriere antirumore. Ciò potrebbe potenzialmente generare 300 gigawatt di capacità fotovoltaica aggiuntiva. Per contestualizzare quanto detto: nell'aprile 2024, sui tetti e sugli immobili tedeschi sono stati installati impianti fotovoltaici per un totale di 81,5 gigawatt.

impianto di prova sull'autostrada A81

I dati dimostrano quanto sia promettente l'utilizzo delle autostrade per generare energia. Ma non è solo nella Renania che si attende ai blocchi di partenza. A Ludwigsfelde, a sud di Berlino, l'amministrazione comunale sta progettando un tetto solare sopra l'autostrada A10. Oltre all'uso efficiente dello spazio, si creano ulteriori preziosi effetti sinergici attraverso la riduzione del rumore e la protezione della strada dal calore e dalle precipitazioni. Nell'ottobre 2023 è entrato in funzione nel Baden-Württemberg un piccolo impianto di prova: auto e camion viaggiano sotto un tetto alto cinque metri e mezzo, costituito da moduli fotovoltaici, fino all'area di sosta Hegau-Ost sull'autostrada A81. Il Fraunhofer Institute e i suoi partner stanno esaminando le prestazioni dell'impianto di prova sotto aspetti quali statica, manutenzione, drenaggio e sicurezza stradale.

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Ecco come potrebbe apparire il tetto solare dell'autostrada

Progetto pilota fotovoltaico

tetto solare sopra l'autostrada

L'impiego di pannelli fotovoltaici sulle autostrade aumenterebbe enormemente il potenziale di produzione di energia elettrica in Germania. Inoltre, l'asfalto potrebbe essere protetto e il rumore evitato. Un progetto pilota ne sta ora valutando l'idoneità pratica.

parchi solari sulle autostrade

Chi viaggia molto in autostrada in Germania se ne sarà accorto da tempo: parallelamente alle autostrade sono già installati numerosi parchi solari: dalla A94 a est di Monaco, passando per la A7 nei pressi di Hannoversch Münden o fino alla A24 nel Brandeburgo. I progettisti stanno prendendo di mira anche le autostrade federali. Ad esempio, il comune di Allensbach ha acquistato un sistema con 3.400 moduli, installati su una barriera antirumore, parallelamente all'ampliamento a quattro corsie della B33 nel distretto di Costanza.

I legislatori facilitano la costruzione di strutture sulle autostrade

Il quadro giuridico è stabilito dalla legge sulle fonti energetiche rinnovabili (EEG). I corridoi d'area con una distanza fino a 200 metri dal bordo della strada sono classificati nell'EEG come aree privilegiate. Più di recente, il legislatore ha anche allentato il divieto di costruire strutture entro 40 metri dalla strada. Dopo un esame caso per caso, è possibile utilizzare l'intera area fino a 200 metri, riferisce l'associazione di categoria.

Oltre alle scarpate o ai muri di protezione, gli esperti hanno già pensato anche alla pavimentazione stradale stessa per generare energia solare con moduli integrati, anche se non in Germania. Un tentativo sulla strada nazionale D5 in Normandia è fallito nel 2016 a causa dei danni causati dal traffico alla superficie stradale e quindi anche alle celle solari. Gli ingegneri che alla fine del 2017 hanno costruito la prima autostrada fotovoltaica al mondo a Jinan, in Cina, hanno avuto più successo. Sotto un materiale trasparente sono state installate celle solari che generano un milione di kilowattora di elettricità all'anno su 5.875 metri quadrati, ovvero l'equivalente del consumo giornaliero di circa 800 famiglie.

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Moduli solari lungo una linea ferroviaria

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Il potenziale gigantesco del fotovoltaico negli spazi aperti

Anche senza terreni agricoli, il potenziale degli impianti solari a spazio aperto supera gli obiettivi del governo federale, come dimostra un nuovo studio. Se si considerano anche i terreni coltivabili, le possibilità sono ancora maggiori.

La gestione delle autostrade tedesche è affidata all'Autobahn GmbH, società del governo federale. Per raggiungere la neutralità climatica nella manutenzione e nella gestione delle autostrade entro il 2040, Autobahn GmbH intende ampliare gradualmente l'impiego del fotovoltaico. La palla è ora sul dischetto del rigore. "Il nostro studio ha dimostrato che le autostrade solari sono economiche", sottolinea Alexander Vorkoeper. "Lo scambio con Autobahn GmbH in qualità di proprietario del terreno dovrebbe ora proseguire per poter affrontare i prossimi passi."

Per l'associazione di scopo speciale Landfolge Garzweiler, l'idea dell'autostrada solare rappresenta una prospettiva rivoluzionaria, ma non l'unica. Un sistema energetico integrato è destinato a garantire la produzione, lo stoccaggio, la distribuzione e l'utilizzo olistici di energia elettrica rinnovabile nell'area dell'ex miniera a cielo aperto. "Vogliamo rimanere una regione energetica, ma senza lignite", afferma l'amministratore delegato Volker Mielchen.

Il progetto Renewable Energy Innovation Park mira a realizzare un sistema energetico integrato su larga scala per la generazione, lo stoccaggio, la distribuzione e l'utilizzo dell'energia generata in cinque sottoprogetti. Oltre all'autostrada solare, il sistema comprende lo sviluppo di un paesaggio energetico multifunzionale, il concetto energetico per l'area industriale intercomunale di Elsbachtal (Grevenbroich/Jüchen) nonché per il quartiere Jüchen-Süd in fase di progettazione e nell'area di Titz per il "Green Energy Hub" come area di sosta per camion del futuro con particolare attenzione alla produzione e all'utilizzo dell'idrogeno. “Questo dimostra quanto entusiasmo per l’innovazione sia dentro di noi. "È esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in Germania", afferma Volker Mielchen. n / a

Un modello avanzato di intelligenza artificiale per migliorare i calcoli delle simulazioni di incidenti ‘severi’ nei reattori nucleari. A studiarlo è l’ENEA nell’ambito del progetto europeo ASSAS[1] da 4 milioni di euro, coordinato dalla francese ASNR[2], che vede la partecipazione di 14 partner di Paesi Ue, Svizzera e Ucraina.

Il modello punta a combinare analisi temporali e relazioni tra variabili per ottimizzare i calcoli del codice ASTEC[3], il software di riferimento europeo che consente di simulare i fenomeni generati da un incidente severo in un reattore raffreddato ad acqua, dall’evento iniziale fino all’eventuale rilascio di materiali radioattivi all’esterno del contenimento.

L’obiettivo finale è rafforzare la sicurezza in caso di incidenti nucleari adottando pronte e sperimentate strategie di risposta. Questo sarà possibile grazie alla collaborazione tra ricercatori internazionali specializzati negli incidenti severi ed esperti di apprendimento automatico.

“I simulatori di reattori nucleari assistono la formazione degli operatori, la progettazione e la valutazione della sicurezza. Tuttavia, solo pochi simulatori al mondo modellizzano incidenti severi che possono comportare la fusione del nocciolo. Il progetto ASSAS punta a creare un prototipo di simulatore basato sul codice ASTEC per modellizzare, calcolare e visualizzare in tempo reale i principali fenomeni di un incidente tramite un’interfaccia grafica interattiva”, spiega il responsabile per ENEA del progetto Fulvio Mascari, ricercatore del Dipartimento Nucleare. “L’obiettivo – prosegue - è raggiungere una velocità di calcolo del codice tale da offrire agli utenti del simulatore un’esperienza di training realistica. A dimostrazione dell’impegno nella formazione delle giovani generazioni, ENEA finanzia in questo ambito una borsa di dottorato con l’Università di Bologna”.

L’upgrade del codice ASTEC consentirà di realizzare simulatori ingegneristici e in scala reale che potranno essere utilizzati per mettere a punto linee guida sulla gestione degli incidenti severi, sviluppare nuovi sistemi di sicurezza e formare gli operatori.

“I prossimi passi – conclude Mascari – prevedono la validazione dei modelli e l’integrazione di modelli fisici e tecniche di machine learning per incrementare ulteriormente l’accuratezza delle simulazioni”.

Una nuova alleanza di 14 organizzazioni di datori di lavoro europei intende difendere gli interessi dell'energia nucleare civile a Bruxelles. Oltre all'accesso ai finanziamenti, la coalizione intende sostenere la creazione di un "Airbus nucleare". Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, sarebbe necessario raggiungere 150 gigawatt di capacità nucleare entro il 2050, con uno sforzo del 50%.

L'industria nucleare civile può ora contare su una nuova lobby per difendere i propri interessi a Bruxelles. Accanto all'alleanza che riunisce una quindicina di Stati membri a favore del nucleare, creata su iniziativa di Agnès Pannier-Runacher, all'epoca ministra francese dell'Energia, quattordici organizzazioni padronali hanno deciso di unire le forze nell'ambito di un'operazione di "diplomazia economica" .

Obiettivo: garantire che la Commissione europea applichi il principio di neutralità tecnologica nella politica energetica. In altre parole, tratta la fissione dell'uranio allo stesso livello di altre energie decarbonizzate. Al momento non è così.  "L'Unione europea deve smettere di microgestire e anticipare alcune soluzioni tecnologiche", ha affermato mercoledì, in una conferenza stampa, Patrick Martin, presidente di Medef, ideatore di questa coalizione.

In Italia? Leonardo, Roberto Cingolani: alleanza a tutto campo con Airbus. Ultimi ritocchi alla newco nucleare con Enel & C

Il manager rilancia sulla necessità di creare giganti europei. Sui futuri progetti: «Abbiamo diversi tavoli aperti, le infrastrutture e tante cose. Ci stiamo interrogando su come ampliare la collaborazione nel settore aerospazio anche con Thales

«Stamani sono atterrato alle 6:30, a Roma, e il primo incontro l’ho fatto con l’amministratore delegato di Airbus, che mi aspettava in aeroporto alle 7. Abbiamo diversi tavoli aperti, le infrastrutture e tante altre cose». Così, martedì 28 gennaio, Roberto Cingolani ha fatto il punto sui negoziati in corso col gruppo produttore di aeromobili. «Ci stiamo interrogando su come ampliare la collaborazione europea nel settore aerospazio, comprende tutto». 

Sui satelliti, per esempio, Cingolani ha confermato che Leonardo è al lavoro «con i grandi partner europei, Airbus e Thales , perché è evidente che in uno scenario così competitivo servano giganti europei. Poi è chiaro che la costruzione di un gigante industriale europeo va oltre le buone intenzioni, perché bisogna vedere la complementarità dei prodotti e la risposta dei mercati».

L’aggiornamento del piano industriale, previsto tra febbraio e marzo 2025, porterà novità anche sull’avanzamento delle trattative dal punto di vista di Leonardo. «L'anno scorso avevamo annunciato la costituzione della divisione Spazio, adesso è costituita e sta funzionando anche piuttosto bene», ha ricordato Cingolani. «Nel piano aggiornato porteremo le previsioni numeriche e finanziarie per i prossimi anni, ovviamente anche nell'ambito di potenziali collaborazioni internazionali».

A che punto è la newco nucleare

Il ceo di Leonardo ha parlato a margine della presentazione della nuova Fondazione Leonardo Ets e del nuovo presidente, Luciano Floridi, nella sala della Lupa di Montecitorio. È stata l’occasione anche per fare il punto sulla newco a maggioranza Enel con Ansaldo Nucleare e Leonardo, che dovrà verificare la fattibilità in Italia dei reattori Amr e Smr. Attesa per la fine del 2024, non è ancora partita ma sarebbe a buon punto. «Stiamo scambiando le ultime cose ma si sta procedendo. Non so bene quando firmeremo, una data non ce l'ho», ha detto. «Noi adesso ci siamo scambiati l'ultima versione, l'accordo è quello, dobbiamo trovare un momento per chiudere». 


Quanto al tipo di tecnologia, Cingolani guarda già alla quarta generazione, quella che non fa utilizzo di uranio 235 e, in una prospettiva di più lungo termine, alla fusione. Ma il lavoro della newco si concentrerà sul nucleare di terza generazione, quella attuale. «Ci sono i reattori più piccoli che potrebbero essere utilizzati in tempi più rapidi».

«Mi pare che tutti i Paesi stiano capendo che per accelerare la decarbonizzazione il nucleare vada potenziato», ha aggiunto il ceo di Leonardo, «e credo che l'Italia si stia muovendo nella direzione di rivedere tutta la sua posizione. La parola rimane ovviamente ai governi e ai cittadini. Io tecnicamente posso dire che le questioni tecniche sono molto chiare e non sono troppo discutibili». (riproduzione riservata)

Finora la politica ha via via posticipato ogni scelta al riguardo - come per i tassisti o i balneari prendere delle decisioni puo' incidere pesantemente sui voti della categoria o di un territorio. Però deve essere un si' o un no in tempi brevi. L'aspirazione della decarbonizzazione entro il 2050 è ormai inarrivabile con gli obiettivi previsti. Piu' rimandiamo le scelte piu' il cambiamento climatico sarà prericoloso.

Italy 47,4% Italy
United States of America 17,9% United States of America
Germany 15,8% Germany
Netherlands 4,7% Netherlands
China 3,3% China

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